Vini Campani

Biancolella – Ischia Doc – Antonio Mazzella

Tengo tutti i miei appunti sul vino sul mio smartphone: degusto e scrivo, scrivo e degusto. Oggi scrivo del Biancolella.

Non mi sento così brava e ultimamente il mio naso lascia a desiderare, complice l’otite che da settimane mi perseguita.

Ci provo, lascio che le sensazioni invadano il mio corpo e mi permettano di assaporare tutto ciò che sto bevendo.

Perché oggi scrivo del Biancolella?

Non avevo mai sentito nominare di questo vitigno prima dei corsi in Fisar e la mia conoscenza sulla produzione vitivinicola campana è davvero molto scarsa quindi… perché non farsi portare una bottiglia di vino da chi andrà ad Ischia?

Cenni sul vitigno

Il Biancolella è un vitigno autoctono campano, più precisamente dell’isola d’Ischia ed è coltivato, oltre che il Campania, anche nel Lazio.

Ama i terreni vulcanici e il vino esprime pienamente la mineralità di questo tipo di terreni. Inoltre, ama il clima caldo e le zone ventilate.

La cantina

Sicuramente il nome più importante è Antonio Mazzella.

L’azienda viene fondata nel 1940 da Nicola Mazzella e perfezionata da Antonio, figlio del fondatore.

Le aree di produzione si trovano a 150 metri sul livello del mare dove le strade e le condizioni dei terreni non sono le più comode per la coltivazione dei vigneti. Qui si ha la viticoltura eroica. L’inclinazione è estrema, i terrazzamenti sul mare hanno pendenze superiori al cinquanta per cento e costringono i vignaioli a servirsi di monorotaie. La raccolta delle uve viene fatta a mano, come anche la pigiatura e la torchiatura. Il mosto verrà poi fatto maturare in cantine scavate nella roccia dove vi rimarrà fino al momento dell’imbottigliamento.

Degustazione
Biancolella

Sono rimasta subito affascinata dall’etichetta, il blu profondo mi ricorda il mare in tutta la sua immensità e Ischia stilizzata mi ricorda una terra baciata dal sole.

All’apertura il colore si presenta un giallo paglierino e ricorda un sole di primo mattino che, con i suoi raggi tiepidi, comincia a scaldare le giornate.

Il profumo è fresco, elegante che vira verso un bouquet aromatico molto divertente.

Tenere sfumature agrumate richiamano il limone e la terra del sole per poi virare verso una frutta più matura e tropicale. A me è arrivata un’albicocca matura e mango. Un finale di banana e una spezia dolce, mi ha ricordato la vaniglia.

Al naso la mineralità fa il suo ingresso, comincia già a farsi conoscere per i suoli da cui questo vino proviene.

All’assaggio il vino si presenta secco ma con un’elevata acidità e una buona sapidità, è qui che il suolo vulcanico si fa conoscere in tutto il suo splendore e ti viene voglia di berne un altro sorso, e poi un altro ancora quasi a voler comprendere a tutti i costi cosa sta in quella terra. Ha una buona morbidezza che aiuta l’acidità e aiuta a non renderla tagliente. Un retrogusto ammandorlato finisce la beva.

Con che cosa lo abbino?

Sicuramente con i piatti di pesce l’abbinamento è ottimo, molluschi e crostacei fanno sicuramente da padrone e ben si sposano.

Una buona resa possiamo averla anche con i formaggi.

Io, ad esempio, per il mio primissimo test con il Biancolella l’ho abbinato con pasta, patate e provola.

Conclusioni

Consiglio questo vino? Assolutamente sì, la sua acidità e mineralità si presta a tantissimi abbinamenti, magari una cena d’estate, sotto le stelle, con un buon Biancolella ha sempre il suo fascino.

Vuoi degustare un altro vino bianco? Allora ti consiglio di provare il verdicchio dei castelli di Jesi!

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